Greenpeace Italia

Gli appuntamenti di Greenpeace GL Bari

sabato 26 aprile 2014

Presidio Centrale Edipower

Sabato 26 aprile i volontari dei gruppi locali di Bari e Lecce hanno partecipato al presidio esterno alla centrale elettrica a carbone Edipower, per chiederne la chiusura e bonifica dell'intero territorio pesantemente inquinato dall'insediamento industriale.
Nonostante la pioggia battente tanti volontari, cittadini e attivisti di altre associazioni territoriali di Brindisi e Taranto che hanno organizzato il presidio, come i No al Carbone Brindisi e No TAP erano presenti e hanno esposto le motivazioni di tali richieste.

Proprio i No al Carbone Brindisi hanno riassunto in questo comunicato che riportiamo qui sotto il senso del presidio.
"Stiamo creando una rete di cuori e di teste pensanti , di cittadini consapevoli dell'unicità di questi territori ricchi di cultura, di paesaggi mozzafiato, di terreni fertili e spiagge da sogno, di arte, di porti storici e accoglienti. Non ci manca nulla se non ciò che ci è stato scippato. Bisogna ripartire da questo. Dobbiamo iniziare col riprenderci gli spazi, la terra, la costa e persino l'aria che ci hanno sottratto, che hanno sporcato, che hanno violentato. Dobbiamo ricostruirne la dignità e la bellezza. Ripartire consapevoli finalmente delle nostre potenzialità perché un'economia sana non può basarsi su modelli imposti ma deve nascere e svilupparsi rispettando tipicità , storia e cultura di ogni territorio. Il ricatto occupazionale è ormai smascherato ed è talmente crudele ed illogico da non poter essere più accettato. Qual è il prezzo di un posto di lavoro se questo avvelena e uccide? Perché voler salvare aziende impattanti, se oltre ad inquinare soffocano tante potenzialità lavorative, allontanano il turismo, rendono improduttivi tanti terreni agricoli e bloccano le attività conserviere e vinicole un tempo floride? C'è in tante realtà del Sud una nuova consapevolezza, un fermento di idee e di voglia di cambiamento. C'è soprattutto la voglia di riprenderci il nostro futuro, di colorarlo coi nostri colori e i nostri profumi. Possiamo farcela, dobbiamo. E oggi, uniti ancora una volta in una battaglia giusta , la sensazione è che ci stiamo già riuscendo." [dal blog NAC: http://noalcarbonebrindisi.blogspot.it/2014/04/un-presidio-sotto-la-pioggia-battente.html]



venerdì 18 aprile 2014

SALVIAMOLEAPI: polline contaminato da cocktail di pesticidi tossici

Oltre due terzi del polline raccolto dalle api nei campi europei e portato ai loro alveari è contaminato da un cocktail di pesticidi tossici. Questo è il risultato allarmante di un nuovo studio di Greenpeace International, pubblicato oggi nell'ambito della campagna europea per salvare le api e proteggere l'agricoltura. Le sostanze chimiche rilevate nei pollini comprendono insetticidi, acaricidi, fungicidi ed erbicidi, prodotti da aziende agrochimiche come Bayer, Syngenta e BASF.
Il rapporto “Api, il bottino avvelenato” è il più vasto nel suo genere a livello europeo in termini di aree geografiche interessate e numero di campioni prelevati simultaneamente, con oltre 100 campioni provenienti da 12 Paesi. In totale sono state individuate 53 diverse sostanze chimiche. Lo studio evidenzia le alte concentrazioni e l’ampia gamma di fungicidi presenti nel polline raccolto vicino ai vigneti in Italia, l'uso diffuso di insetticidi killer delle api in quello dei campi polacchi, la presenza di DDE (un prodotto di degradazione del DDT, tossico e bioaccumulabile) in Spagna, il ritrovamento frequente del neonicotinoide thiacloprid in molti campioni raccolti in Germania.
Il rapporto conferma l’elevata esposizione di api e altri impollinatori a un pesante cocktail di pesticidi tossici. C'è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nell'attuale modello agricolo, basato sull'uso intensivo di pesticidi tossici, monocolture su larga scala e un preoccupante controllo dell'agricoltura da parte di poche aziende agrochimiche come Bayer, Syngenta & Co.
Il rapporto conferma i risultati di un recente studio dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) che evidenzia vaste lacune conoscitive sulla salute delle api e degli impollinatori in genere, tra le quali gli effetti dei "cocktail di pesticidi" a cui sono esposti, e invita l'Ue e i governi nazionali a colmare queste lacune con ulteriori indagini scientifiche.
Le api, e non solo loro, sono potenzialmente esposte a veleni micidiali. È l’ennesima dimostrazione che è necessario un cambiamento radicale verso un’agricoltura più sostenibile e l’Europa deve fare la sua parte, subito.
Alla luce di quanto riscontrato dal nuovo rapporto sulla contaminazione del polline, Greenpeace invita la Commissione europea e i governi nazionali a vietare completamente l’utilizzo dei pesticidi clothianidin, imidacloprid, thiamethoxam e fipronil, attualmente sottoposti a un divieto temporaneo e a vietare gli altri pesticidi dannosi per api e altri impollinatori (compresi clorpirifos, cipermetrina e deltametrina). Greenpeace chiede inoltre l’adozione urgente di piani d'azione per le api al fine di valutare gli effetti dei pesticidi sugli impollinatori e ridurne l’utilizzo; di stimolare ricerca e sviluppo di tecniche non inquinanti per la gestione dei parassiti e promuovere la diffusione di pratiche agricole ecologiche.
Attivisti in azione a Leverkusen

Per protestare contro la presenza dei pesticidi killer delle api nel polline, oltre 20 attivisti di Greenpeace hanno aperto oggi uno striscione di 170 metri quadri di fronte al quartier generale della Bayer, a Leverkusen (Germania), con la scritta: "Bayer: smettila di ucciderci", simbolicamente tenuto da due api. Con questa azione gli attivisti stanno ulteriormente sottolineando come l'industrie agrochimiche siano le principali responsabili del declino delle api nell’attuale modello agricolo industriale.

Leggi il rapporto “Api, il bottino avvelenato”: http://www.greenpeace.org/italy/ApiBottinoAvvelenato/

sabato 5 aprile 2014

#ItaliaNOogm @Bari

Gli attivisti di Greenpeace hanno organizzato un presidio oggi a Bari, insieme alla sezione barese del WWF in via Sparano per informare i cittadini sulle conseguenze e i rischi delle coltivazioni OGM. Sono stati distribuiti volantini informativi ed esposto uno striscione con scritto “NO OGM”, circondato da tante pannocchie di cartone, simboleggianti il mais OGM.
In Italia è partito il conto alla rovescia sugli OGM. Il prossimo 9 aprile, infatti, il Tar del Lazio si pronuncerà sul ricorso presentato da un agricoltore friulano contro il decreto interministeriale che proibisce la semina di mais MON810. Se il ricorso fosse accolto, si rischia di aprire la strada a semine incontrollate di colture OGM con conseguenze drammatiche per la filiera agricola italiana, l’ambiente, le produzioni biologiche, le esportazioni e la libertà di scelta dei cittadini.
Greenpeace, con la Task Force "Per un'Italia libera da OGM", composta da 39 associazioni, che oggi ha organizzato presidi in diverse città italiane, rinnova l’appello al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e al governo perché venga emanato con effetto immediato un decreto contro le semine OGM e, a partire dal semestre italiano, si impegni in sede europea a elaborare finalmente una chiara iniziativa per impedire coltivazioni geneticamente modificate.
“All’inizio ho creduto anch’io come tanti agricoltori statunitensi alle promesse delle aziende del biotech. Ci hanno detto che avremmo dovuto usare meno pesticidi e ottenuto maggior profitti, invece nessuna promessa è stata mantenuta. Ora abbiamo più erbacce e più insetti resistenti ai pesticidi ed è molto difficile uscire da questo tipo di produzione agricola. Io ho iniziato la riconversione della mia azienda un anno fa” spiega Wes Shoemyer, agricoltore del Missouri.
"Come ci testimoniano gli agricoltori degli Stati Uniti, la strada degli OGM è una via senza ritorno. Per tutelare ambiente, agricoltura e libertà di scelta delle persone, la scelta possibile e' una sola, mantenere l'Italia libera dagli OGM!" commenta Federica Ferrario, responsabile Campagna Agricoltura di Greenpeace Italia. “Per questo vogliamo ribadire al Presidente del Consiglio Renzi e al governo la necessità di varare un decreto con effetto immediato contro le semine OGM”.
In attesa di un intervento del governo, le Regioni si stanno muovendo. La Regione Friuli ha emanato un regolamento che vieta la semina e la coltivazione di OGM sul suo territorio in caso di successo del ricorso al Tar, ipotesi in cui le associazioni della Task Force presenterebbero comunque ricorso al Consiglio di Stato.
Quasi otto italiani su 10 (76 per cento) sono contrari agli OGM, secondo l’ultima rilevazione condotta da Ipr marketing nel giugno 2013. In Italia abbiamo ancora la possibilità di scegliere e di fermare l'avanzata di un modello agricolo che potrebbe mettere in serio pericolo l’identità e la distintività di uno dei settori che può contribuire maggiormente alla ripresa economica ed occupazionale del Paese. Distintività, qualità e tipicità sono le strade vincenti in questa fase congiunturale, come dimostra il boom degli acquisti diretti di alimenti garantiti OGM free dai produttori agricoli che nonostante un calo dei consumi alimentari in Italia del 3,7 per cento sono aumentati del 67 per cento nel 2013.

La Task Force per un'Italia libera da OGM è composta da: • Acli • Adoc • Adiconsum • Adusbef • Aiab • Amica • Associazione per l'Agricoltura Biodinamica • Assoconsum • As. Se. Me. • Campagna Amica • Cia • Città del Vino • Cna Alimentare • Codacons • Coldiretti • Consorzi agrari d’Italia • Crocevia • Fai • Federconsumatori • Federparchi • Firab • Focsiv • Fondazione Univerde • Greenaccord • Greenpeace • Isde • Lega Pesca • Legacoop Agroalimentare • Legambiente • Lipu • Movimento consumatori • Movimento difesa del cittadino • Slow Food Italia • Symbola • Uecoop • Una.api • Upbio • Vas • Wwf

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