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martedì 19 gennaio 2016

Trivelle, la Corte Costituzionale ammette il referendum

La Consulta conferma l’ammissibilità del quesito già “promosso” dalla Cassazione: ora la parola decisiva ai cittadini!
A decidere sulle trivelle saranno gli elettori! La Corte Costituzionale ha ritenuto che le frettolose modifiche apportate dal governo alla normativa sulle trivellazioni, con la legge di Stabilità dello scorso dicembre, non sono sufficienti, non rispondono davvero agli intenti dei promotori. Ha quindi rimesso alla volontà popolare la decisione su quelle disposizioni del Decreto Sviluppo del 2012 (decreto legge 83/2012) che riguardano le attività offshore entro le 12 miglia dalla costa.

I cittadini saranno chiamati a esprimersi per evitare che i permessi già accordati entro le 12 miglia possano proseguire oltre la loro naturale scadenza, per tutta la "durata della vita utile del giacimento"; e per ribadire che i procedimenti ancora in corso (tutti quei progetti che attendono ancora un "si" definitivo) devono ritenersi definitivamente chiusi, anziché solo sospesi.
Gli emendamenti alla legge di Stabilità dello scorso dicembre, che hanno segnato comunque un dietro front radicale (e positivo) del governo, non risolvono dunque del tutto il conflitto sollevato dalle Regioni contro la strategia fossile del governo Renzi.
Insieme a Legambiente, Marevivo, Touring Club italiano e WWF abbiamo fatto notare come la volontà del Governo di tutelare gli interessi dei petrolieri abbia creato un conflitto istituzionale senza precedenti nel Paese. Pur di assecondare le lobby dell'oro nero, l'esecutivo Renzi aveva promosso forzature inaccettabili, come la classificazione delle trivellazioni come "opere strategiche" (dunque imposte a forza ai territori) e la creazione di servitù potenzialmente senza limiti di tempo, con concessioni prorogabili ad oltranza. Con le modifiche introdotte nella Legge di Stabilità 2016, l'esecutivo di Renzi è stato in larga misura costretto a smentire se stesso.
Ora si andrà alle urne, ma la battaglia punterà al referendum e oltre. Quello che serve per difendere una volta per tutte i nostri mari è il rigetto immediato e definitivo di tutti i procedimenti ancora pendenti nell'area di interdizione delle 12 miglia dalla costa (a cominciare da Ombrina) e una moratoria di tutte le attività di trivellazione!